Scrivi un commento
al testo di Rosetta Sacchi
Liberate le papere in piazza
- Se sei un utente registrato il tuo commento sarà subito visibile, basta che tu lo scriva dopo esserti autenticato.
- Se sei un utente non registrato riceverai una e-mail all'indirizzo che devi obbligatoriamente indicare
nell'apposito campo sottostante, cliccando su un link apposito, presente all'interno della e-mail, dovrai richiedere/autorizzare la pubblicazione del commento;
il quale sarà letto dalla Redazione e messo in pubblicazione solo se ritenuto pertinente,
potranno passare alcuni giorni. Sarà inviato un avviso di pubblicazione all'e-mail del commentatore.
Il modo più veloce per commentare è quello di registrarsi
e autenticarsi.
Gentili commentatori, è possibile impostare, dal pannello utente, al quale si accede tramite autenticazione, l'opzione di ricezione di una e-mail di avviso,
all'indirizzo registrato, quando qualcuno commenta un testo anche da te commentato, tale servizio funziona solo se firmi i tuoi commenti
con lo stesso nominativo con cui sei registrato: [ imposta ora ].
Questo messaggio appare se non sei autenticato, è possibile che tu abbia già impostato tale servizio: [ autenticati ]
|
Liberate le papere in piazza se potete, a frotte tutte quelle che avete nei recinti nel vostro cortile sugli spiazzi qualcuno di voi anche in cantina. Come starnazzano bene, in coro festose non si comprendon tra loro ognuna col proprio vocabolario... Ma che coro giulivo
che note allegramente stonate! Ed ora che si sono sfogate oh che sospir di sollievo che pace che oblio! Udite?
|
Dedalus
- 17/10/2021 23:05:00
[ leggi altri commenti di Dedalus » ]
La carica espressiva con cui lautrice, seguendo pensieri suoi intimi, ha spalmato questi versi segna probabilmente una categoria di persone che tanto fan dire "Liberate le papere in piazza/... a frotte/tutte quelle che avete". Il vociare a volte può esser molesto anche nel silenzio più assoluto, anche quando proviene da una "cantina" ed a maggior ragione quando si espande a dismisura "Come starnazzano bene, in coro festose/.../che coro giulivo" . Insomma alla radice di questa poesia cè un indice che punta dritto al cuore, non tra i muri di casa, ma in quellentourage sempre accanto e sempre pronto a scambi di parole non importa se piene o vuote purchè roboanti. Alla fine come il mare prima in tempesta e che poi sacquieta anche in lei scema lacredine mostrando solo appena un filo dironia "ora che si sono sfogate/.../che pace che oblio!/Udite?" ed è in quelludite interrogativo che la poetessa fa suonare quel campanello dallarme che vale più di cento sguardi significativi.
|
|
|