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Liberate le papere in piazza

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Liberate le papere in piazza
se potete, a frotte

tutte quelle che avete
nei recinti nel vostro cortile sugli spiazzi
qualcuno di voi anche in cantina.


Come starnazzano bene,  in coro festose
non si comprendon tra loro
ognuna col proprio vocabolario...
Ma che coro giulivo

che note allegramente stonate!


Ed ora che si sono sfogate
oh che sospir di sollievo
che pace che oblio!
Udite?

 Dedalus - 17/10/2021 23:05:00 [ leggi altri commenti di Dedalus » ]

La carica espressiva con cui l’autrice, seguendo pensieri suoi intimi, ha spalmato questi versi segna probabilmente una categoria di persone che tanto fan dire "Liberate le papere in piazza/... a frotte/tutte quelle che avete". Il vociare a volte può esser molesto anche nel silenzio più assoluto, anche quando proviene da una "cantina" ed a maggior ragione quando si espande a dismisura "Come starnazzano bene, in coro festose/.../che coro giulivo" . Insomma alla radice di questa poesia c’è un indice che punta dritto al cuore, non tra i muri di casa, ma in quell’entourage sempre accanto e sempre pronto a scambi di parole non importa se piene o vuote purchè roboanti. Alla fine come il mare prima in tempesta e che poi s’acquieta anche in lei scema l’acredine mostrando solo appena un filo d’ironia "ora che si sono sfogate/.../che pace che oblio!/Udite?" ed è in quell’udite interrogativo che la poetessa fa suonare quel campanello d’allarme che vale più di cento sguardi significativi.

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